Nel corso del 2018 #MedevacTeam24 ha operato in 13 paesi europei, percorrendo oltre 90mila km e portando a termine oltre 100 missioni; 100 pazienti in difficoltà in Italia o all’estero che hanno potuto rientrare a casa grazie all’aiuto di Croce Rossa Italiana.

Dietro a questi 100 pazienti ci sono 100 storie, 100 difficoltà e 100 speranze che meriterebbero di essere raccontate una per una; tra queste ricordiamo in particolare una missione avvenuta lo scorso Maggio:

“Una notte, alle 4 del mattino, ci contattò un signore disperato che ci diceva di aver avuto un incidente motociclistico insieme alla moglie. Lui si diceva lievemente contuso ma chiedeva un aereo che d’urgenza prelevasse la compagna priva di coscienza che a bordo di un’ambulanza greca si stava dirigendo verso il piccolo pronto soccorso dell’isola di Kos. Questi si diceva confuso e non abbastanza lucido per parlare con i medici del posto al fine di trovare una soluzione. Gli chiedemmo il nome della donna e dopo un paio d’ore provammo a contattare i colleghi del posto.

Questi in un inglese un po’ stentato ci dicevano che il paziente aveva subito un importante trauma cranico e che nel loro ospedale non avevano una macchina per la TAC, si erano limitati dunque a fare una lastra per capire se vi fossero delle fratture ossee del cranio.

Contattammo un centro diagnostico privato sull’isola che potesse fare e far refertare una TAC del cranio e trovata la soluzione contattammo il signore spiegandogli che quell’esame ci era indispensabile per comprendere la gravità della situazione.

Il marito accettò il consiglio e riuscimmo così ad avere finalmente una diagnosi seria: EMORRAGIA SUBARACNOIDEA. Vista la diagnosi e conferito con i colleghi dell’isola, si optò per un trasferimento d’urgenza in elicottero, a carico del servizio sanitario nazionale greco, verso un centro multispecialistico in cui vi fosse una neurochirurgia.

Quando la paziente giunse in Atene era ancora esanime e venne sottoposta al drenaggio dell’ematoma con outcome molto positivo tanto da proporre un rientro via nave da Patrasso verso Ancona con destinazione finale Milano.

Nel frattempo dalla nostra sede, per accelerare i tempi, partiva un team via terra (attraversando Slovenia, Croazia e Albania) composto da tre autisti-soccorritori che raggiungeva Atene per la presa in carico dell’utente mentre il nostro infermiere, che stava terminando un’altra missione a Barcellona, li raggiungeva in aereo.

Veniva informata l’Unità di Crisi della Farnesina della missione in corso e si organizzava il viaggio di rientro via nave ottenendo tutte le autorizzazioni necessarie da parte delle autorità greche, italiane e della compagnia navale. Intanto dalla sede operativa il team era tenuto costantemente monitorato per rispondere a qualsiasi esigenza o imprevisto dovesse subentrare.

Dopo circa 48 ore dalla ricezione della richiesta di aiuto giungevamo a Milano, in un reparto ad alta intensità di cure, dove la paziente è stata assistita sino al ristabilimento delle sue condizioni di salute”.